IL SUMO: ARTE E TRADIZIONE GIAPPONESE

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Arbitro negli incontri di sumo

Arbitro negli incontri di sumo

 

IL SUMO: ARTE E TRADIZIONE GIAPPONESE - CODICE ISPIRAZIONE DI VIAGGIO: MV4JPS524

Un viaggio in Giappone vi farà conoscere la realtà di un paese fatto di contrasti, tra vita frenetica e antiche tradizioni. Dalla caotica ma ordinata capitale Tokyo, passando per gli intimi e mistici templi immersi nei parchi di Kyoto, il maestoso Monte Fuji, la storica Hiroshima, palazzi imperiali e castelli fino ad arrivare alle isole del Pacifico, il Giappone saprà essere all’altezza delle vostre aspettative di curiosi viaggiatori. Può essere l’occasione perfetta per conoscere il sumo e farvi affascinare da quest’arte che dura negli anni. Se gli omoni, dalle grandi forme, vi hanno sempre fatto ridere o se anche tu hai lottato con tuo fratello, buttandolo giù sul tappeto, questo viaggio in Giappone vi farà apprezzare questo antico sport nazionale. Lo scopo del sumo sta nello spingere con la forza l’avversario al di fuori del ring circolare o di far sì che egli tocchi il suolo con una qualsiasi parte del corpo diversa dai piedi. Il Sumo, è un ritorno alle tradizioni ed una riscoperta dell’antica essenza dell’impero del Sol Levante, che affonda le sue origini nella pratica Shinto dell’era imperiale. Infatti, quando entrano nel ring, i lottatori praticano lo shiko, cioè sbattono i piedi per terra per liberarsi dagli spiriti maligni. Usciti dal ring, ai due viene data dell’acqua, chikara-mizu, “acqua del potere” con cui si sciacquano la bocca e la asciugheranno con la chikara-gami, la “carta del potere” fatta di riso. Dopo ciò rientrano nel ring e spargono del sale per purificarlo prima di iniziare la lotta. Questo rituale spesso prende più tempo del match stesso, che in genere è di quattro minuti, dopo i quali è l’arbitro a dare un break se la situazione non sembra smuoversi. Inoltre il regolamento, obbliga all’utilizzo di mawashi, il perizoma ricavato da un lungo nastro e terminante con una cintura, all’acconciatura dei lottatori, l’oicho, un nodo che richiama la forma della foglia di ginco e all’utilizzo del dohyo, un ring costruito in paglia e sollevato da terra.